“Mio padre coltivava carciofi e con un campo di 7 ettari ha mandato
avanti una famiglia di 11 persone. Poi è arrivata la centrale, il
carbone. La nostra vita è cambiata per sempre. I miei fratelli sono
andati via e io sono rimasta qui, ad accudire mio padre che si è
ammalato di bronchite asmatica”.
Solo camminando nelle campagne di contrada Cerano si comprende l’amarezza di questa gente.
Ma chi decise di costruire una delle più grandi e inquinanti centrali a
carbone d’Europa in un paradiso di agricoltura e mare? E’ una storia
tutta italiana quella della centrale Federico II. La storia di una battaglia ambientalista perduta,
nella quale si intrecciano (ancora oggi) i giochi di potere della
grande industria, le convenienze della politica locale e le proteste
inascoltate di cittadini. Proteste cominciate da molto prima che la
centrale fosse costruita.
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